Il percorso di geografia di quest’anno incentrato anche sulla scoperta delle caratteristiche del paesaggio montano e collinare e sullo studio delle aree protette, ci ha fornito lo spunto per analizzare dal punto di vista geografico il nostro territorio e approfondire la conoscenza su un’area , ricca di specie animali e vegetali ormai rare, che è il Parco del Pollino. Il territorio del Parco è un insieme di valli e montagne, boschi, torrenti, ricco di verde, di una flora e fauna unica, di paesaggi vasti e diversi tra loro, con ampie aree incontaminate, con una serie di centri abitati che racchiudono una cultura montanara non ancora perduta. Ne fanno parte 56 comuni, 24 dei quali appartenenti alla nostra Regione Basilicata.
Sappiamo che i parchi sono stati istituiti per assicurare protezione alle piante e agli animali che vivono in un determinato ambiente. In queste zone, infatti, sono proibiti la caccia, la pesca, il taglio dei boschi e qualsiasi attività dannosa per l’equilibrio naturale. In Italia ci sono molti Parchi naturali e tra questi il Massiccio del Pollino, che è il più grande museo naturale all’aperto d’Europa, con i suoi circa 20.000 ettari di estensione e le innumerevoli specie vegetali ed animali che da secoli lo popolano.
Il Parco del Pollino è stato istituito nel 1990 con decreto del Ministero dell’Ambiente. Il nome deriva dal latino “ mons apollineus “ , Monte di Apollo, dio della salute e progenitore dei medici. Questa definizione trova origine nella grande quantità di erbe medicinali che crescono sul Massiccio. Il Parco del Pollino è ubicato nel gruppo montuoso calabro-lucano tra il Tirreno e lo Ionio. Il complesso montuoso del Pollino possiede una eccezionale varietà di presenze di grande rilievo naturalistico, paesaggistico ed umano. E’ un ambiente tipico della montagna meridionale con aspetti mediterranei ed alpini, caratterizzato nel periodo invernale, da innevamenti intensi, anche se instabili per la vicinanza dei due mari. Predominano le formazioni calcareo-dolomitiche, associate nel versante nord-orientale alle formazioni composte di argilla, marne e arenarie. Nella conca glaciale del Piano Pollino, sulla Serra del Prete e quella di Dolcedorme, si trovano depositi morenici, dovuti al trasporto di pietre e detriti che la lenta fase di ritiro dei ghiacciai ha comportato.Nell’alta Valsarmento ci sono interessanti monumenti geomorfologici, come la rossastra Timpa delle Murge, composta da rocce basaltiche, la Timpa di Pietrasasso, alta più di 50 metri, che domina i verdi pascoli a Terranova del Pollino, nella nostra Regione.
L’attività vulcanica sottomarina, avvenuta nel Terziario, in era mesozoica, è tutt’oggi testimoniata dalle rocce laviche, che costituiscono un raro e suggestivo “ giardino geologico “ e dove affiorano masse di lava a cuscino, “ pillow “, e verdastre rocce ofioliti, che si sono solidificate per raffreddamento a contatto con l’acqua. Altri eventi naturali hanno ulteriormente caratterizzato la morfologia del territorio del Parco, come l’azione delle acque sulle rocce calcaree, che ha dato luogo a fenomeni carsici, i quali hanno scavato moltissime gallerie e profonde voragini, che si insinuano per chilometri nelle profondità della roccia .Troviamo infatti la Grotta di “ Piezze i trende “ nei pressi di Rotonda, la Grotta di S. Paolo nel territorio di Morano Calabro e l’Abisso del Bifurto a Cerchiara di Calabria, noto per la sua profondità di 683 metri. La fertile e verde valle del Mercure, era un bacino lacustre preistorico, profondamente trasformato dagli eventi atmosferici, che attraverso i secoli, ne hanno provocato la definitiva scomparsa. Nel 1979, nella Valle del Mercure, è stato ritrovato lo scheletro di un grande esemplare di Elephas Anticuus Italicus, in ottimo stao di conservazione. Si tratta di un pachiderma alto circa 4 metri vissuto tra 700 mila e 400 mila anni fa e rinvenuto sulle sponde del lago che copriva l’intera valle, quando, al ritiro dei ghiacciai, l’area era interessata da un clima subtropicale. I resti preistorici, ricomposti, sono esposti nel Museo di Scienze Naturali di Rotonda, insieme a numerosi ed interessanti reperti fossili. Abbiamo anche l’interessante graffito preistorico nella grotta del Romito a Papasidero. L’azione erosiva delle acque ha ancora inciso a fondo le rocce dei rilievi, formando spettacolari gole e canyon, che caratterizzano le aree più suggestive del Parco: le gole del Lao, della Gravina, del Barile e le famose gole del Raganello, ai piedi di Civita, le cui pareti così alte e così tanto ravvicinate rendono difficile la penetrazione della luce, determinando un’atmosfera di estremo incanto. L’avvento dei ghiacciai, nel corso dell’ultima glaciazione di Wurm, avvenuta tra 100 mila e 12 mila anni fa, ha ulteriormente eroso le valli e i pianori di alta quota, definendo la morfologia delle montagne. Il patrimonio vegetativo è imponente e conserva, tra le estese faggete , il pregiato Abete bianco e sui crinali più alti, il raro Pino Loricato, relitto glaciale e simbolo del Parco.Esso vegeta, maestoso e inconfondibile sulle impervie rocce calcaree. Questo pino ha il fascino della potenza, della resistenza e dell’adattamento alle alte quote e alla rovente estate mediterranea. Diffuse, su tutto il territorio, le sorgenti e gli ampi pascoli, che intervallando le fitte faggete, creano un riposante paesaggio di natura quasi alpina. Numerosi corsi d ‘acqua, costituiscono splendide vie naturali di penetrazione, nel cuore del Massiccio, circondati da fitti boschi che nell’ insieme formano un habitat ideale per una fauna ricca e varia . Su tutti questi elementi naturali, dominano cime che superano i duemila metri, innevate per la maggior parte dell’anno: il Dolcedorme ( m 2267 ) , il Monte Pollino ( m 2248 ), Serra delle Ciavole ( m 2127 ) e Serra di Crispo ( m 2053 )
Dalle zone basse della fascia mediterranea si passa ai boschi di Leccio, seguita dalla fascia della Quercia ( Roverella e Cerro ). Diffusa in gran parte delle zone del Massiccio, la fascia del Faggio che circonda le pendici delle montagne del Parco a quote che variano tra i 1.200 e i 1.900 metri di altezza. Il Faggio convive con numerose presenze dell’Acero montano e dell’Acero napoletano per mischiarsi, nelle quote più basse con il Cerro. La faggeta, con il verde della primavera, con gli accesi colori dell’autunno, la immobilità silenziosa invernale, caratterizza con la sua presenza, le aree più belle del Massiccio, meta soprattutto estiva, di visitatori.
Le erbe officinali ed i prodotti del sottobosco rappresentano un notevole patrimonio caratteristico per le sue essenze particolari e per le proprie rarità . Sono presenti molte essenze, come l’aneto , detto comunemente “ finocchietto “ che si usa nella preparazione dei liquori digestivi; l’assenzio usato per il vermuth, aperitivi e digestivi, la bardana con proprietà depurative, la carota selvatica che stimola funzioni epatiche, la camomilla romana, lo zafferano, il timo, tanti tipi di menta, il rosmarino, la salvia, la genziana, la lavanda, la santoreggia ,l’origano, l’alloro ed altre di particolare valore medicamentoso, utilizzabili per i prodotti farmaceutici e della cosmetica. Sono presenti molte varietà di funghi e piante bellissime di agrifoglio e vischio.In primavera ci sono stupende fioriture di orchidee, di viole, genziane, campanule, e in estate il raro giglio rosso.
Tra le tantissime altre specie arboree, presenti nel parco, vi sono l’abete bianco, tutti e sette i tipi di aceri di cui l’acero di Lobelius, il pino nero, il tasso di diverse specie di querce, castagni, ed alle quote più elevate e sui pendii più ripidi è presente il Pino Loricato. Il suo nome scientifico,” Pinus leucodermis “, significa letteralmente “ pelle bianca “, per il caratteristico colore bianco argenteo che assume il tronco. Il nome “ Pino Loricato “deriva dalla forma della corteccia del tronco che ricorda l’aspetto della “ lorica “, la corazza degli antichi soldati romani. Ciò che più colpisce di questa specie rarissima, in Europa, presente solo qui e nei Balcani , è infatti il tronco: tozzo, massiccio, contorto, mostra i segni delle continue furiose battaglie con i venti feroci delle cime, con le nevi e le folgori. I suoi rami possenti si dispongono a bandiera per resistere ai forti venti, mentre la chioma espansa mostra lo splendore degli aghi robusti e fitti. E’ soprannominato fossile vivente, per le remote vicende geologiche dei 900 anni di cui è protagonista, pur trovandosi a un passo dall’estinzione, è ancora lì , resistentissimo ai rigori dell’altitudine, al vento e all’aridità dei terreni calcarei nei quali affonda le sue possenti radici riuscendo a vivere, anche dove per mancanza di humus, non si sviluppa alcuna vegetazione, dimostrando un capacità di sopravvivenza che desta ammirazione.
Sulle cime al di sopra della vegetazione boschiva, si estendono ricche praterie di alta quota adibite a pascolo. Sono abitate da lepri e coturnici e d’estate si vedono cavallette e grilli. Il complesso del Pollino è caratterizzato da una fauna eterogenea, stratificata secondo piani di altitudine e principi ecologici. Tra le varietà presenti; il lupo, grosso predatore, diffuso sull’intero territorio, il cinghiale, la volpe, la talpa, lo scoiattolo presente nella sua colorazione scura. Tra gli uccelli la specie più nota è l’aquila, la poiana, il nibbio, il gheppio, il falco pellegrino, il picchio nero, il gracchio corallino,il gatto selvatico, il capriolo, la lontra. Localizzata nelle parti più interne del Massiccio non ancora accessibili ai mezzi motorizzati troviamo la coturnice..Tra i rettili è presente la biscia, e la vipera, tra gli anfibi il tritone e l’ululone che si trovano nei torrenti che scendono dalla falde delle montagne, per sfociare nel grande letto del fiume Sinni. Gli incantevoli scenari naturali, di cui abbiamo accennato, oltre al Parco Nazionale del Pollino, che comprende una parte del territorio della Comunità Montana del Lagonegrese, ha fatto sì che si pensasse all’istituzione di un’ulteriore area protetta: quella del Lagonegrese – Val D’ Agri. Esistono anche progetti mirati alla creazione di un Parco Marino a Maratea.
Classe III, plesso Melara, I Circolo Lauria
Filed under: Basilicata | 1 Comment »